Gas: impennate dei prezzi e iI rebus di Amsterdam

C’è una specificità nell’attuale crisi del gas che la rende unica? Possiamo dire che siamo di fronte a una crisi energetica d’impatto superiore a quelle del passato? Cosa muove le impennate dei prezzi, la speculazione o i fondamentali di mercato? Quel che è certo è che a un prezzo straordinariamente elastico alle variazioni di offerta, risponde una domanda straordinariamente rigida.

C’è una specificità nell’attuale crisi del gas che la rende unica? Possiamo dire che siamo di fronte a una crisi energetica d’impatto superiore a quelle del passato? La risposta è no e sì, allo stesso tempo.

No, se guardiamo ai dati relativi all’impatto sulla crescita economica: +3,2% quest’anno e +2,9% nel 2023 a livello mondiale, secondo il Fondo Monetario Internazionale; e anche se guardiamo all’Europa, maggiormente colpita dalla crisi, +2,7% quest’anno e +1,5% nel 2023.

Certo, senza la strozzatura energetica il rimbalzo post Covid sarebbe stato più vigoroso, ma il segno è comunque positivo. E poi c’è la questione dell’inflazione, stimata intorno all’8% nel 2022, ovvero quattro volte il target della BCE.

Tuttavia, siamo distanti dai tonfi del PIL che altre crisi energetiche hanno indotto nelle economie occidentali: si pensi al collasso post crisi petrolifera del 1973, con la crescita che sostanzialmente si azzera, dopo anni intorno al 5-6% e con l’inflazione che raggiunge che raggiunge il 18-20% in Gran Bretagna, Giappone e Italia.

Le economie oggi hanno le spalle più larghe rispetto alle passate crisi energetiche

Insomma, le economie oggi hanno le spalle più larghe e la maggiore ricchezza ammortizza lo shock meglio che in passato. E tuttavia vi sono due dati che rendono questa crisi unica, tanto da poter parlare.

Il primo dato è quello relativo alla crescita del prezzo del gas sul mercato di Amsterdam, il famigerato TTF.

I numeri sono stupefacenti: dal 2012 a fine 2020 il prezzo ha veleggiato intorno ai 20 €/MWh, poi dall’inizio del 2021 – molto prima della guerra – ha cominciato a correre, passando dai 16 €/MWh del gennaio 2021 al range 250-340 dell’agosto 2022. Si tratta di un incremento di 15-20 volte. E forse non è finita.

Va sottolineato come variazioni di tale entità non si sono mai verificate nel mercato petrolifero dai primi del ‘900 ad oggi: nel ’73 il balzo del prezzo è dai 2$ per barile ai 12$, ovvero 6 volte, e nel ’79 da 14 a 36 $/bl, ovvero una volta e mezzo. Solo nella primissima, immatura fase del mercato americano assistiamo a un prezzo che passa dal mezzo dollaro/barile del 1861 agli 8$/bl del 1864 (16 volte).

Unicum: il mercato del gas supera 150 anni di storia del mercato petrolifero

Che dire? Dopo anni di evoluzione economica, giuridica e finanziaria dei mercati sembra di essere tornati al punto di partenza.

Il mercato del gas europeo odierno è una specie di leviatano che 150 anni di storia del mercato petrolifero – che comprendono almeno 6 crisi del prezzo (’73, ’79, ’90, 2008, 2014, 2020) alimentate da mix straordinari di cause economiche, geopolitiche e finanziarie – non hanno mai sperimentato.

È il segno, inequivocabile, che siamo di fronte a un unicum.

L’altro dato, che è figlio di quello appena citato, è la straordinaria crescita della spesa energetica mondiale che nel 2022 si colloca sui livelli più alti di sempre (13%), comparabili a quelli della crisi del ’79-‘80.

Un mix micidiale di stimolanti economico-geopolitici-finanziari

Insomma, è come se un mix micidiale di stimolanti economico-geopolitici-finanziari, ingurgitati all’unisono dal sistema energetico, avesse mandato in tilt il mercato del gas europeo. Non daremo una risposta alla questione, rilevantissima, del peso e del ruolo giocato dai diversi stimolanti.

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