Comunità Energetiche: la nuova opportunità per le Imprese nell’era della transizione energetica

Oggi la società si trova di fronte ad una trasformazione, in ambito energetico, volta all’abbattimento delle emissioni di gas serra, alla riduzione dei consumi, e all’aumento dell’efficienza energetica, che si traduce in un insieme di sfide generazionali che dovranno essere affrontate dalle aziende, e dal Sistema Paese, nei prossimi decenni.

In questo ambito il percorso di transizione è ormai inarrestabile a livello globale. Da un sistema elettrico basato sulla produzione di energia concentrata in pochi grandi impianti, generalmente alimentati da fonti fossili, si sta progressivamente passando alla generazione distribuita, ossia la produzione diffusa di energia attraverso numerosi impianti di piccola taglia, alimentati da fonti rinnovabili, vicini al consumatore finale.

Questo rovesciamento di prospettiva – da energia centralizzata, programmabile e verticalmente integrata, a un’energia distribuita, intermittente e integrata orizzontalmente – si basa sulla figura del prosumer , ovvero un utente che è al contempo produttore e consumatore dell’energia che produce. Questa nuova figura sta assumendo, e avrà sempre più, un ruolo centrale, non solo per contrastare il cambiamento climatico, ma anche per garantire la sicurezza energetica, tema che – soprattutto in quest’ultimo anno – ha acquisito un ruolo di primo piano per il nostro Paese.

Un elemento chiave per la transizione energetica è il fotovoltaico, che rappresenta il settore in cui più si concentrano le opportunità per individui e imprese; dal 2013 è stata, infatti, raggiunta la grid parity per gli impianti fotovoltaici, ovvero un minor costo di produzione rispetto al costo sostenuto per prelevare energia dalla rete. Questo beneficio è particolarmente rilevante nell’attuale scenario, caratterizzato da un importante aumento dei costi energetici, legati all’andamento del prezzo del gas naturale.

Ma i benefici non si fermano qui: installare un impianto fotovoltaico, infatti, consente di avere garantito per un periodo lungo, fino a 25 anni, energia elettrica a un costo determinato in anticipo, mettendosi al riparo dalle fluttuazioni del mercato. D’altronde, se nel 2021 circa il 65% dei contratti in ambito energetico erano a prezzo fisso, nel corso del 2022 questo numero si è ridotto al 5%: per le aziende, la sicurezza di pagare l’elettricità a un prezzo predeterminato e fisso può risultare un enorme vantaggio competitivo.

In questo contesto giocano un ruolo fondamentale le Comunità Energetiche Rinnovabili (CER) – associazioni tra cittadini, imprese e pubbliche amministrazioni accomunate dal fine di produrre, condividere e consumare energia localmente da fonti rinnovabili – che costituiscono un volàno per ulteriori benefici alle imprese stesse.

Per comprendere le potenzialità delle CER si pensi, ad esempio, ad un’azienda con disponibilità di uno spazio – sul proprio tetto – per un impianto fotovoltaico di taglia 1MW. Tale azienda avrà davanti a sé due potenziali scenari di dimensionamento dell’impianto stesso.
Come prima opzione, potrà scegliere di soddisfare esclusivamente il proprio autoconsumo, installando quindi un impianto che non saturi l’area disponibile su copertura. In questo caso, i benefici dell’impianto deriveranno dal risparmio in bolletta, legato all’autoconsumo fisico, e dai ricavi derivanti dalla vendita in rete dell’energia in eccesso.

In alternativa, l’azienda potrà decidere di installare un impianto di taglia superiore e di costituire una CER. In questo caso, i ricavi complessivi non saranno limitati al risparmio in bolletta e alla vendita in rete dell’energia, ma la CER otterrà benefici economici anche da un’ulteriore fonte, legata alla condivisione dell’energia in eccesso con gli altri membri della CER.

Questo secondo scenario risulta essere particolarmente interessante per le aziende, in quanto il beneficio economico dell’impianto aumenta in modo sostanziale rispetto all’opzione senza CER, a fronte di un incremento contenuto del costo di investimento. In aggiunta, le imprese non sono vincolate a disporre di spazio necessariamente sul tetto, ma sarà possibile sfruttare altre aree idonee, anche a terra; in questo caso, il Decreto Semplificazioni prevede la possibilità di procedere tramite iter autorizzativi più snelli.

Infine, i benefici economici sopraelencati possono essere considerati come complementari rispetto a quelli sociali: le imprese avranno infatti l’occasione di diventare veri e propri protagonisti, nel proprio territorio, di un cambiamento ormai indifferibile per migliorare le condizioni di vita e combattere la povertà energetica dei suoi abitanti, facendo al contempo progressi nella transizione verso l’energia verde.

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