Il nuovo regolamento europeo sulle batterie è ad un passo. A mettere la firma sulla proposta, che deve passare un’ultima approvazione prima di entrare ufficialmente in servizio, sono stati due europarlamentari italiani, Simona Bonafé e Achille Variati. La proposta sta facendo e farà discutere, perché se da una parte è sacrosanto proporre una serie di paletti per cercare di salvare il pianeta, dall’altra ci troviamo avanti ad una situazione dove l’Europa non è ancora pronta per soddisfare, industrialmente, i contenuti di questo regolamento e ci si dovrà rivolgere, per forza di cose, all’America.
Il regolamento disciplina ogni tipo di batteria, anche se ad essere impattate maggiormente saranno quelle con capacità superiore ai 2 kWh, quindi le batterie d’accumulo domestiche, quelle per le auto elettriche e quelle per la mobilità generale.
Partiamo con le batterie di piccole dimensioni, quelle che vengono oggi usate nei dispositivi elettronici. Secondo il nuovo regolamento entro il 1° gennaio 2024 le batterie portatili incorporate negli apparecchi e le batterie per i mezzi di trasporto leggeri (e-Bike e monopattini) dovranno essere progettate in modo tale da poter essere facilmente rimosse e sostituite da operatori indipendenti qualificati senza causare danni all’apparecchio o alle batterie. Inoltre l’operazione dovrà essere fatta con strumenti di uso comune, e non particolari.
Le istruzioni chiare e dettagliate per la rimozione e la sostituzione devono essere fornite all’acquirente, quindi devono essere incluse nel manuale e devono anche essere rese permanentemente disponibili online in modo facilmente comprensibile per gli utenti finali per la durata prevista del prodotto.
Una scelta questa intelligente, perché di fatto aiuta a creare prodotti migliori senza forzature del tipo “la batteria deve essere sostituirei anche dall’utente finale” creando quindi problemi con una eventuale protezione waterproof.
Il problema più serio tuttavia, e quello che farà discutere, è relativo alle batterie da più di 2 kWh, ovvero quelle che hanno un impatto enorme a livello di produzione e inquinamento.
L’Europa chiede infatti che tutta la vita di una batteria venga tracciata, dalla produzione allo smaltimento. I produttori di auto dovranno quindi iniziare a preoccuparsi anche di aspetti come la provenienza dei minerali usati per produrre le batterie e dovranno anche fare partnership con chi smaltisce le batterie, un qualcosa che oggi non fa nessuno (o fanno in pochissimi). Ogni batteria dovrà avere una sorta di passaporto, una etichetta certificata che racconta all’acquirente da dove arrivano le materie prime, come viene prodotta, come sono stati trattati gli scarti e qual è l’impatto ambientale della produzione della singola batteria. A questo si aggiungono anche vincoli di produzione: il 16% del cobalto usato per produrre una cella dovrà essere riciclato, e lo stesso vale per l’85% del piombo, per il 6% del litio e per il 6% del nichel.
Oggi l’Europa non ha una vera industria delle batterie, non ancora. Oggi la maggior parte delle batterie arriva dalla Cina, e fatta eccezione per qualche fornitore quasi nessuno si interessa a quella che è la gestione ambientale della supply chain, così come nessuno, anche per questione di costi, chiede che le batterie vengano prodotte rispettando certi parametri di materiali riciclati.
Per chi produce e vende auto elettriche il nuovo regolamento potrebbe trasformarsi in un incubo: parte della produzione di batterie cinesi, fino a quando tutta la supply chain non si adeguerà, rischia di non poter essere utilizzata.
Tra le altre novità della riforma anche l’arrivo di un caricabatterie comune: entro il primo gennaio 2024 la Commissione dovrà valutare come introdurre senza creare problemi una serie di norme armonizzate per un caricabatterie comune, da applicare entro il primo gennaio 2026.
Inoltre a partire dal primo gennaio 2023 le pile portatili non ricaricabili di uso generale devono essere contrassegnate da un’etichetta che indichi “non ricaricabile” e dovranno essere etichettate con un simbolo che indichi un codice colore armonizzato basato sul tipo di pila e sulla sua composizione chimica.
Infine a partire dal 1° gennaio 2027 le batterie dovranno essere contrassegnate da un’etichetta contenente informazioni sulla loro capacità energetica nominale e da un’etichetta contenente informazioni sulla loro durata media minima se utilizzate in applicazioni specifiche, oltre alla durata di vita prevista in termini di numero di cicli e di anni.